Bilancio consuntivo 2023 del Comune di Torino: regali a banche ed evasori

Il Consiglio comunale sta discutendo in queste settimane il bilancio consuntivo 2023 del Comune di Torino, ma non sembra che voglia imprimere finalmente un cambiamento di rotta all’indebitamento, alle passività, ai regali alle banche e agli evasori di sanzioni e tributi comunali. Con le banche medesime il servizio del debito, interessi annui più restituzione quota capitale, è aumentato di 30 milioni, arrivando a 203 milioni all’anno, un macigno sulla capacità di spesa dell’ente per i cittadini.

Il Comune neppure contesta alle banche gli interessi speculativi sui derivati, che dal 2002 ci sono già costati 179 milioni di euro. L’inerzia del Comune provocherà ancora decine di milioni di perdite nei prossimi anni a tutto vantaggio di Dexia, Intesa Sanpaolo e JP Morgan.

Un’altra voragine nel bilancio comunale è causata dalla cancellazione dei crediti per tributi e sanzioni: nel 2023 il Comune ha rinunciato a incassare ben 223 milioni di euro che gli erano dovuti per Tarsu/Tari (140 milioni), Imu/Ici (33 milioni), mense scolastiche (34 milioni), pubblicità (14 milioni) e Cosap (17 milioni).

Dal 2019 la Città ha complessivamente regalato agli evasori 874 milioni di euro per tributi e sanzioni, che se risaliamo al 2002 diventano poi 1 miliardo e 760 milioni. Va comunque detto che almeno una parte dei non pagamenti è legata a situazioni di difficoltà economiche e di tariffe troppo care: come ad esempio per le mense scolastiche, per le quali fin dai tempi di Chiamparino il Comune ha preteso dalle famiglie il pagamento di più dell’80% del costo del servizio, mentre solo il 3% invece per le attività sportive.

Tempo fa l’Assessora al bilancio ha affermato che questi crediti stralciati dal bilancio vengono iscritti nel conto patrimonio che la Soris dovrebbe riscuotere, a meno di constatare che il debitore è indigente! In realtà su 579 milioni di euro di questi crediti, quasi 85 sono stati dati per definitivamente persi (50 milioni per multe commerciali + 22 milioni per Tarsu/Tari + 12 milioni per multe stradali dal 2011). Solo 16 milioni sono stati incassati: in realtà solo 4 milioni dai cittadini evasori, i restanti 12 milioni erano debiti GTT.

Un altro capitolo drammatico del bilancio comunale riguarda il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità – FCDE – nel quale vengono accantonate le risorse per coprire i crediti non riscossi. Ammontava a 865 milioni di euro nel 2019, è sceso a 536 milioni nel 2023 e ha coperto crediti eliminati per 156 milioni.

I consiglieri comunali vorranno chiedersi a che cosa è servita la grande s-vendita del patrimonio pubblico? Dal 2003 il Comune di Torino ha s-venduto immobili per 1 miliardo e 441 milioni di euro, senza che questa ingente cifra sia servita a risolvere la crisi dei suoi conti.

Basteranno queste cifre a stimolare i nostri consiglieri a occuparsi di tutti questi soldi pubblici sottratti ai servizi per cittadini e devoluti alle banche e agli evasori? O preferiscono illudersi che con la cassa non più vuota, sia sufficiente la boccata di ossigeno regalata dal Governo, 362 milioni di euro negli anni 2021-2024 e altri 420 dal PNRR e altri fondi statali ed europei, per non preoccuparsi del futuro? Sanno che per 5 anni, fino al 2026 compreso, il Comune non potrà contrarre nuovi prestiti oltre il limite di 10 milioni di euro all’anno?

Sanno che nel 2026 saremo punto e a capo se non intervengono ora sui nodi strutturali del debito: incapacità di riscossione dei crediti, predominio delle banche sui mutui, zavorra pesantissima dei debiti per mutui e per la spesa corrente che incidono drammaticamente sulle capacità di spesa e di investimento della città?

Lo scandalo che infierisce sul Comune di Torino susciti un moto chiaro e forte di trasparenza e di buona politica in coloro che ci rappresentano in Sala Rossa.


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Comitato DebiTO – debi.to@mail.com

Il debito dei comuni è stato utilizzato come strumento per abbattere, al livello locale e territoriale, lo stato sociale.
Tra le componenti del debito si vuole passarne sotto silenzio una delle non meno importanti: i derivati finanziari sottoscritti dai Comuni. Torino è stata un’antesignana di questa scelta autolesionista.
Un gruppo di lavoro di cittadini torinesi, attivi in differenti realtà di movimento, ha preparato un dossier (v. all.) per facilitare la comprensione di questo problema. Non da poco perché “Dall’inizio dell’avventura il totale delle perdite comunali ha superato i 153 milioni di euro”. E il salasso continua!
Esistono strade legali per limitare significativamente i danni del disastro.
Nelle altre città coinvolte nel problema, al cambio di amministrazione, le nuove maggioranze prendono posizioni  chiare nel difendere gli interessi dei cittadini. Ci sarà forse dell’opportunismo; ma almeno si agisce.
A Torino, malgrado due cambi di amministrazione (2016 e 2021), tutto tace. Anche il centro-destra  torinese, a differenza di altre città come Venezia, si è ben guardato dal sollevare il problema seppure dai banchi dell’opposizione.
Evidentemente in questa città il rispetto reverenziale nei confronti  dei  poteri forti è ancora pienamente egemone nella cultura della nostra classe cosiddetta “dirigente”.
Ci siamo trovati il 12 Gennaio 2023 al Gabrio – via Millio 42 – Torino per decidere come utilizzare questa documentazione e come agire per spezzare questo muro di silenzio unanime da parte di chi non vuole dispiacere ai veri “padroni del vapore” di questa città.

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