Andare a scuola dalla Fondazione Bloomberg non è fare gli interessi della città e di chi la abita

Non è un caso che, mentre tanti giovani dal 26 al 28 luglio s’incontreranno a Torino per la tre giorni del Climate Social Camp 2023 (1), il sindaco della Città nel frattempo vada invece a scuola dagli immobiliaristi USA della Fondazione Bloomberg, che ha organizzato un corso di un anno destinato a sindaci e dirigenti comunali di varie parti del mondo, per imparare come “estrarre valore” dai Beni Comuni delle loro città.(2)
Evidentemente non gli basta la tutor di casa Bloomberg, già ingaggiata dal Comune di Torino per ispirare la High Line del nuovo Piano Regolatore Generale al neo costituito Gruppo di lavoro ad hoc, di fiducia dell’Assessore Mazzoleni.

Intanto le pagine nazionali e locali di grandi quotidiani ci indottrinano sulle meravigliose ricadute per la città degli investimenti di quei grandi operatori immobiliari che sono le fondazioni, le quali pero’ «…esercitano una corrosiva influenza sulla società democratica; rappresentano una incredibile concentrazione di potere e ricchezza senza responsabilità e senza regole che compra il talento, promuove campagne e stabilisce infatti quello che merita l’interesse della società, Servono come enti di decantazione, con rinvii che prevengono cambiamenti più radicali, strutturali. Contribuiscono a mantenere l’ordine politico ed economico, a dimensione internazionale, che favorisce le classi dominanti di filantropi e filantropoidi, un sistema che (…) ha funzionato contro gli interessi delle minoranze, dei lavoratori e dei popoli del terzo mondo» (v. Robert F. Arnove, ed., “Philanthropy and Cultural Imperialism: The Foundations at Home and Abroad”, Indiana University Press, Boston, 1980, pagina 1).

Eppure sono tante le “lezioni di amministrazione” che gli e le abitanti di Torino stanno cercando di dare a Sindaco e Giunta Lo Russo senza essere ascoltati: la città è percorsa da movimenti, gruppi, iniziative di tutela del suolo, dell’acqua, del verde, della salute, per il diritto alla casa e all’istruzione, per far fronte al cambiamento del clima e alla crisi economica e sociale causati proprio dai grandi interessi speculativi da cui il sindaco Lo Russo va a farsi indottrinare. Grandi interessi speculativi i quali ci fanno poi anche credere che la colpa di tutto sia il debito, quando i comuni italiani sono responsabili solamente dell’1,5% del debito nazionale e potrebbero inoltre disporre, invece di dover ricorrere alle banche, dei 280 miliardi di euro del risparmio postale, se la Cassa Depositi e Prestiti, che lo gestisce, ritornasse ad avere il ruolo pubblico voluto a suo tempo da Cavour per tutelare il risparmio popolare e nel contempo finanziare, a tassi agevolati, gli investimenti proprio dei comuni.

Sindaco Lo Russo, stia a casa e con i/le torinesi restituisca al nostro Comune il ruolo costituzionale di garante dei diritti fondamentali, luogo della democrazia di prossimità, organismo di democrazia partecipativa più vicino alla comunità.

La stesura del nuovo Piano Regolatore diventi l’occasione per praticare il principio costituzionale di partecipazione popolare alla formazione delle decisioni.

(1) https://climatesocialcamp.com/
(2) https://www.torinotoday.it/attualita/lo-russo-bloomberg-harvard-city.html

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chi siamo

Comitato DebiTO – debi.to@mail.com

Il debito dei comuni è stato utilizzato come strumento per abbattere, al livello locale e territoriale, lo stato sociale.
Tra le componenti del debito si vuole passarne sotto silenzio una delle non meno importanti: i derivati finanziari sottoscritti dai Comuni. Torino è stata un’antesignana di questa scelta autolesionista.
Un gruppo di lavoro di cittadini torinesi, attivi in differenti realtà di movimento, ha preparato un dossier (v. all.) per facilitare la comprensione di questo problema. Non da poco perché “Dall’inizio dell’avventura il totale delle perdite comunali ha superato i 153 milioni di euro”. E il salasso continua!
Esistono strade legali per limitare significativamente i danni del disastro.
Nelle altre città coinvolte nel problema, al cambio di amministrazione, le nuove maggioranze prendono posizioni  chiare nel difendere gli interessi dei cittadini. Ci sarà forse dell’opportunismo; ma almeno si agisce.
A Torino, malgrado due cambi di amministrazione (2016 e 2021), tutto tace. Anche il centro-destra  torinese, a differenza di altre città come Venezia, si è ben guardato dal sollevare il problema seppure dai banchi dell’opposizione.
Evidentemente in questa città il rispetto reverenziale nei confronti  dei  poteri forti è ancora pienamente egemone nella cultura della nostra classe cosiddetta “dirigente”.
Ci siamo trovati il 12 Gennaio 2023 al Gabrio – via Millio 42 – Torino per decidere come utilizzare questa documentazione e come agire per spezzare questo muro di silenzio unanime da parte di chi non vuole dispiacere ai veri “padroni del vapore” di questa città.

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