Si costituisce l’assemblea “Un altro piano per Torino – un piano regolatore dal basso per una città pubblica”

SE QUESTA LA CHIAMATE PARTECIPAZIONE,
VOGLIAMO UN ALTRO PIANO PER TORINO!

“Con oltre 300 interventi al via grazie ai 600 milioni di fondi PNRR e ai 148 milioni di risorse Pn metro plus e l’avvio della progettazione per la metro 2, la Città di Torino entra in una nuova importante fase di trasformazione, tra grandi opere e manutenzioni. Torino cambia e, per accompagnare adeguatamente questo cambiamento e progettare la città del futuro, la giunta comunale ha approvato oggi le linee guida per dotarsi di un nuovo piano regolatore generale.” Il 6 Giugno 2023, con questi auguri venivano introdotte le linee guida con cui scrivere un nuovo PRG in sostituzione del precedente, approvato nel 1995, quasi trent’anni fa. Da giugno ad oggi, sono iniziate a comparire per le strade della città di Torino insegne e cartelloni pubblicitari con messaggi precisi: “Per una città che cambia”, “Il piano va veloce”, “Per tornare a crescere”.

La campagna pubblicitaria è arrivata alle circoscrizioni di tutta Torino all’inizio di ottobre, dove, in soli tre giorni, l’assessore all’urbanistica Mazzoleni ha voluto “incontrare” la cittadinanza per diffondere l’idea di un nuovo piano in grado di stare “al passo con i tempi”: ma quali? Quelli di chi non ha tempo da perdere, quelli del mercato e delle sue offerte, del “mordi e fuggi” del turismo di massa. Niente di più distante dal tempo che la cittadinanza vive nella sua quotidianità, con le sue esigenze, le sue differenze e le sue difficoltà, compreso provare a capire e partecipare alla progettazione di un piano che, nonostante spesso così non sembri ad amministratori, tecnici e grandi investitori, riguarda tutti e tutte.

Il Piano Regolatore Generale è, insieme al bilancio, uno dei pochi strumenti tecnici a disposizione del Comune per governare la città nella sua organizzazione, futuro ed equilibrio, dalla gestione dello spazio urbano, del verde, della distribuzione dei servizi per la sanità alla mobilità, all’abitare, le attività formative, culturali e commerciali: aspetti basilari quanto essenziali, capaci di influenzare il benessere di ogni cittadino e cittadina, garantendo inclusione e sostegno affinché la città rimanga un ambiente vivibile per ognun*.

Quando nell’attività pubblicitaria dell’assessore per il nuovo Piano Regolatore Generale troviamo slogan connessi alla crescita, al futuro e all’appetibilità, come cittadini e cittadine ci chiediamo: chi potrà godere di questa crescita? Di quale futuro stiamo parlando? Per chi deve diventare appetibile questa città?

Di fronte a queste domande, molti e molte di noi non si sono sentit* coinvolt* e rappresentat* per età, per provenienza, per estrazione socio-economica, ma soprattutto perché due ore di conferenza ad ascoltare le parole vuote di un assessore senza poter alzare la mano non soddisfano la nostra voglia di partecipazione politica in un percorso che sentiamo fondamentale per la città in cui viviamo e per il valore democratico che dovrebbe rappresentare.

L’inasprirsi della crisi sociale, economica ed ecologica nel mondo come nel nostro paese, rende un’idea di futuro dalle possibilità di crescita infinita non solo un’illusione ma soprattutto un progetto capace di accentrare grandi guadagni nelle mani di poche persone, lasciando dilagare precarietà, vulnerabilità, insicurezza e difficoltà nelle vite di una fetta sempre più vasta della popolazione. Considerati i numeri vertiginosi di alloggi sfitti (circa 50.000 solo a Torino), il continuo consumo di suolo, la svendita e l’incuria verso il patrimonio pubblico – dalle case popolari alle poche aree libere rimaste e tutte quelle ancora occupate da ruderi industriali – il caro bollette e il rischio sfratti (2008 il loro numero del 2022), i tagli alla sanità e l’inquinamento dell’aria, parlare di crescita rimane un paradosso. Ciò soprattutto se, a crescere, sono i patrimoni privati di palazzinari, catene di supermercati come Esselunga, banche filantrope come Intesa Sanpaolo, solo per citarne alcuni, mentre a diminuire sono le prospettive di vita dell* più giovani, de* più pover* e de* più fragili.

Una città che può mostrarsi bella e moderna agli occhi di un turista benestante o di un imprenditore interessati a passare solo qualche giorno in città, per le vie del centro, in taxi o in metro, in hotel o nel proprio appartamento affittato su Airbnb, diventa un incubo per chi, invece, giorno dopo giorno si confronta con i propri problemi esistenziali, dove speculazione e trasformazione di quartieri popolari, una volta periferici, in zone di pregio e conseguente espulsione della popolazione a basso reddito, tengono distanti persone, idee e realtà sociali considerate “indesiderate” usando violenza e ricatti.

Per questi motivi, come cittadini e cittadine contrarie alla narrazione propagandistica e insoddisfatt* delle possibilità di partecipazione che il Comune sta offrendo in questo percorso, abbiamo deciso di formare un’assemblea pubblica desiderosa di raccogliere, condividere e difendere l’idea e la necessità di avere Un ALTRO PIANO per TORINO, un PRG dal basso per una città pubblica.

Il piano regolatore che vogliamo provare a immaginare insieme deve rimanere per noi uno strumento di tutela e non una dichiarazione di svendita della città per mezzo di compensazioni, accordi opachi e interessi esclusivi. Contro il supporto finanziario e tecnico di fondazioni miliardarie come Bloomberg Associates e Compagnia di San Paolo, consapevoli delle capacità tecniche che questo processo richiede, vogliamo poter beneficiare di un maggiore spazio decisionale e progettuale, affinché più persone possibili siano rappresentate dal suo risultato, perché il Diritto alla città parte anche da qui. Se ad andare veloci sono le orecchie del mercante, noi contrapponiamo la necessità di un tempo diverso, perché è arrivato il momento di prendersi cura della città, riconoscere i problemi e le disuguaglianze che la caratterizzano, senza ignorarne voci e volti.

UN ALTRO PIANO PER TORINO
un piano regolatore dal basso per una città pubblica


prossima riunione
lunedì 20 novembre ore 18:15
CSOA Gabrio, via Millio 42 Torino



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chi siamo

Comitato DebiTO – debi.to@mail.com

Il debito dei comuni è stato utilizzato come strumento per abbattere, al livello locale e territoriale, lo stato sociale.
Tra le componenti del debito si vuole passarne sotto silenzio una delle non meno importanti: i derivati finanziari sottoscritti dai Comuni. Torino è stata un’antesignana di questa scelta autolesionista.
Un gruppo di lavoro di cittadini torinesi, attivi in differenti realtà di movimento, ha preparato un dossier (v. all.) per facilitare la comprensione di questo problema. Non da poco perché “Dall’inizio dell’avventura il totale delle perdite comunali ha superato i 153 milioni di euro”. E il salasso continua!
Esistono strade legali per limitare significativamente i danni del disastro.
Nelle altre città coinvolte nel problema, al cambio di amministrazione, le nuove maggioranze prendono posizioni  chiare nel difendere gli interessi dei cittadini. Ci sarà forse dell’opportunismo; ma almeno si agisce.
A Torino, malgrado due cambi di amministrazione (2016 e 2021), tutto tace. Anche il centro-destra  torinese, a differenza di altre città come Venezia, si è ben guardato dal sollevare il problema seppure dai banchi dell’opposizione.
Evidentemente in questa città il rispetto reverenziale nei confronti  dei  poteri forti è ancora pienamente egemone nella cultura della nostra classe cosiddetta “dirigente”.
Ci siamo trovati il 12 Gennaio 2023 al Gabrio – via Millio 42 – Torino per decidere come utilizzare questa documentazione e come agire per spezzare questo muro di silenzio unanime da parte di chi non vuole dispiacere ai veri “padroni del vapore” di questa città.

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